TERAMO – Un errrore grossolano, commesso da più ‘mani’, almeno otto. Di quattro istituzioni messe assieme, a partire dalla Regione per continuare con la Asl e i Laboratori del Gran Sasso, per finire con il Ruzzo. Che trovano complici in chi dovrebbe fare comunicazione per loro e suggerire, essendoci in questo caso un bene fondamentale per l’uomo come l’acqua, di usare tempestività e trasparenza in tempo reale.
Il caso acqua e i giornali. Prima di chiudere la triste parentesi dell’acqua contaminata da diclorometano, per fortuna non diventato un drammatico caso di avvelenamento, si deve provare a fare chiarezza sulla vicenda. Il sempre più autoreferenziale quotidiano il Centro accusa le altre testate giornalistiche di aver ripreso la notizia, giovedì sera, «senza approfondire», dopo aver liquidato quanto accaduto sotto al Gran Sasso, fatto gravissimo, come "un equivoco", con una ingenua e superficiale accettazione della prima versione. Quasi a farci passare per normale, cioè, il ritrovamento di diclorometano o pseudocumene in un pozzetto – anticamera della rete idrica – che non dovrebbe averne nemmeno sotto i ‘parametri di legge’. A nessuno di loro, con il loro ‘approfondimento’, è venuto in mente di chiedere a chi di dovere perchè la Asl ha trovato ciò che non doveva esserci, semmai le reti fossero in contiguità o, che ne so, perchè non lo hanno detto nel momento in cui lo hanno trovato. Nulla di tutto questo, dai professori del giornalismo. Anzi: è stato tutto un equivoco!
E invece il diclorometano c’era. Per difendere cocciutamente una linea, oggi fanno passare il diclorometano per un "solvente molto volatile" e che siccome non lo abbiamo saputo allora, oggi è soltanto allarmismo parlare di acqua contaminata. A prescindere che una buona dose di allarmismo non guasta sull’esperienza di altre passate figuracce di inquinamenti dell’acqua che beviamo (ci scusino se ricordiamo il precedente del Borexino…), dobbiamo registrare passaggi storici che anche gli stessi enti coinvolti hanno confermato:
1) a settembre è stato rilevato dalla Asl un livello anomalo di diclorometano
2) è stata vietata la captazione dell’acqua per uso potabile (il divieto è ancora in essere)
3) l’istituto di fisica nucleare stava usando il solvente per pulire alcune attrezzature e da quando ha smesso di farlo l’anomalia sarebbe rientrata.
Pericolo scampato. Il Ruzzo ha dichiarato che mai acqua contaminata è finita nella rete idrica destinata al nostro consumo. Meno male. Intanto l’acqua era contaminata, allora… e non si è trattato di ‘un equivoco’ (cit. il Centro). Se non abbiamo bevuto diclorometano è stato perchè il sistema di analisi di continuo funziona. Ma perchè è necessario che ci sia un sistema del genere, al di là delle opportune tutele che ritroviamo un pò dappertutto nelle reti idriche potabili? Perchè secondo noi non è mai stato superato, dal 2002, l’ormai cronico problema di una commistione tra le reti, quella di scarico dell’Infn e quella sorgiva di captazione della Ruzzo Reti. Tutti dicono che non sono a contatto, ma come è possibile che ancora una volta c’è un riflesso sulle analisi? Pericolo scampato, dunque e nessuna conseguenza per la qualità dell’acqua, stavolta. Ma a queste domande c’è una volta per tutte qualcuno che risponde?